A tutti noi è capitato di vedere scie luminose lampeggianti in mezzo al bosco, o nel nostro giardino, nelle sere di fine primavera e inizio estate quando le lucciole volano qua e là cercando una compagna. Questo scintillio giallo-verde prodotto dagli stessi animali è noto come bioluminescenza. Le lucciole però non sono le uniche a brillare nella notte.
Il fenomeno della bioluminescenza è molto più diffuso di quanto possiamo immaginare: possiamo notarlo dai funghi della foresta amazzonica in Brasile, alle larve appese nelle grotte della Nuova Zelanda. È uno spettacolo che fa risplendere gli angoli più remoti del nostro pianeta, ma è nei nostri mari e nei fondali che la bioluminescenza dà il meglio di sé. È stato stimato che circa i due terzi degli organismi che vivono negli abissi siano bioluminescenti, ed ognuno in modo diverso : c’è chi sfrutta la luce per attirare piccole prede come la rana pescatrice, chi invece la utilizza per spaventare e disorientare il nemico come il calamaro, o chi ancora si illumina per apparire invisibile e mimetizzarsi con i raggi della luna come l’Abralia veranyi. Uno spettacolo davvero affascinante quello che accade nelle acque profonde, e forse anche il metodo di comunicazione più utilizzato sulla Terra considerata la vastità degli oceani. Ma noi che i fondali non potremo mai raggiungerli se non per mezzo di qualche sonda, come possiamo godere di questo fenomeno? Ebbene in questo ci viene in aiuto una piccola creatura. È composta di una sola cellula, non più lunga di due millimetri e si muove per mezzo di piccoli peduncoli chiamati flagelli.
Si tratta del Noctiluca Scintillans, un dinoflagellato platonico eterotrofo, noto come “alga rossa” che abita le acque costiere. In particolari periodi dell’anno un apporto maggiore di nutrienti nel mare può dar vita a fioriture algali molto estese, chiamate “bloom”. E mentre di giorno il mare si tinge di rosso, di notte l’acqua si accende di azzurro. Questa microalga infatti è sensibile alle sollecitazioni meccaniche, e quando l’acqua viene agitata da un pesce o dal frangere di un’onda, provoca un’ondata luminosa. Viene chiamato “mare innamorato” o anche “fuoco di mare”. Non è ancora chiaro perché non tutti i dinoflagellati siano bioluminescenti.
I biologi ipotizzano comunque che il Noctiluca Scintillans si illumini per difesa: quando un pesce di piccole dimensioni agita l’acqua per nutrirsi di microalghe si ritrova immerso in una nuvola luminosa, e quindi più esposto all’attacco di pesci più grandi. Purtroppo però il fascino di queste fioriture si porta con sé delle conseguenze negative sull’ambiente costiero. Morendo la Noctiluca Scintillans può rilasciare ammonio in acqua, che in grandi quantità risulta essere nocivo per gli altri organismi. Insomma uno spettacolo luminoso per noi, ma cupo per altri.